Malpractice, quando rischia di pagare il professionista sanitario e come evitarlo. Soluzioni “pratiche” dagli esperti di C&P

Nel Webinar organizzato da Consulcesi & Partners analizzate le principali casistiche della responsabilità civile sanitaria

 Roma, 16 set – Prevenire è meglio che curare, anche in tema di possibile malpractice sanitaria. In ciascuna delle strutture sanitarie pubbliche del nostro Paese si verificano, statisticamente, 1 sinistro ogni 10 giorni e molti di questi eventi provocano conseguenze patrimoniali (con una media risarcitoria che supera ormai gli 80.000,00 euro), spesso devastanti per le tasche di chi viene chiamato a risponderne (*fonte 11^ report Marsh 2020).

E quindi, da come redigere in maniera corretta il consenso informato, indugiando sulla migliore strategia legale da assumere in caso di richieste danni, per finire con la copertura legale migliore da inserire nella assicurazione: sono tanti i consigli pratici forniti dagli esperti di Consulcesi & Partners nel webinar dedicato alla responsabilità professionale di medici e professionisti della sanità dal titolo “Questioni pratiche in tema di responsabilità civile del sanitario”.

 In un excursus che parte dalla lettera di messa in mora di un paziente ed arriva fino alla fase giudiziale passando per la procedura di mediazione o per l’accertamento tecnico preventivo ai fini conciliativi, molti sono gli aspetti da tenere in considerazione per un corretto approccio ad un caso di malpractice. Gli esperti di Consulcesi & Partners hanno offerto soluzioni pratiche attraverso il racconto di diverse case history ed i suggerimenti dell’Avv. Francesco Cecconi e la Dott.ssa Mariavittoria Michelacci.

“Davanti ad un contenzioso sanitario che non hai mai cessato di aumentare osserviamo il prolificare di proposte di società che, a vario titolo, si schierano apertamente a favore della categoria dei pazienti, talvolta con messaggi ben oltre i limiti dell’etica e del rispetto della professione sanitaria. – commenta Simona Gori, Amministratore Delegato di Consulcesi & Partners che ha presenziato al dibattito.  – A fronte di queste realtà, rare sono invece le iniziative che si prefiggono di fornire un altrettanto elevato livello di tutela dei medici e dell’intera categoria sanitaria che, il più delle volte preoccupata delle conseguenze penali, trascura i ben più gravi rischi patrimoniali sottesi ad una controversia civile professionale. C&P ha quindi deciso di scendere in campo per fornire ai professionisti della sanità un servizio altrettanto qualificato e multidisciplinare, che possa garantire una prestazione difensiva realmente efficace e sinergica a tutela dei molteplici interessi personali, patrimoniali, lavorativi, disciplinari ed assicurativi generalmente coinvolti in un caso di responsabilità sanitaria”, conclude Gori.

“Il primo consiglio è quello di rivolgersi immediatamente ad un avvocato specializzato in ambito sanitario per rispondere alle contestazioni e per smontare la ricostruzione dei fatti posti a fondamento della domanda risarcitoria. È decisivo affidarsi ad un legale fin dal momento in cui si riceve la lettera di messa in mora, che rappresenta il primo atto con cui un medico prende conoscenza della richiesta di risarcimento nei suoi confronti, lettera che è solitamente redatta dal legale del paziente, supportata da una perizia medico-legale confezionata da un medico legale e da uno specialista della materia”, a rispondere alle prime domande dei professionisti è l’Avvocato Francesco Cecconi che suggerisce anche “di inserire nella polizza assicurativa obbligatoria la copertura legale per essere coperti delle spese in caso di coinvolgimento in procedure giudiziarie”.

Come emerge dal dibattito, infatti, la copertura assicurativa della personale responsabilità civile è decisiva soprattutto in caso di condanna del sanitario in solido con la struttura che, se priva di assicurazione, potrebbe indurre l’avvocato del paziente a preferire la strada del pignoramento del patrimonio del medico. “Però – spiega l’Avv. Cecconi – “affinché la compagnia assicurativa copra effettivamente il medico di questo rischio è opportuna la sua chiamata in causa nel giudizio nel momento in cui il medico si costituisce nella fase giudiziale ordinaria o cautelare”.

Un consiglio per sanitari, questa volta offerto dalla Dott.ssa Mariavittoria Michelacci, riguarda l’importanza di redigere bene il consenso informato da sottoporre e far sottoscrivere al paziente prima dell’intervento chirurgico o terapeutico poiché, come spiega la dottoressa, “è posto a tutela il diritto costituzionalmente protetto dell’autodeterminazione del paziente. È indispensabile procedere in modo ineccepibile alla redazione del consenso informato in quanto il risarcimento del danno per la violazione di questo diritto costituzionale è dovuto anche a prescindere dall’esistenza di un danno biologico”.

Alla fine del procedimento giudiziale che può assolvere o condannare il professionista sanitario, quest’ultimo può poi scegliere, sempre previo confronto con i propri legali, “di procedere all’impugnazione della sentenza, che però non sospende l’efficacia esecutiva della condanna; quindi qualora un medico o un esercente delle professioni sanitarie venga condannato ad un risarcimento economico, anche se decidesse di procedere all’impugnazione, dovrà comunque onorare il pagamento previsto dalla sentenza”, prosegue la Dott.ssa Michelacci sottolineando che “In caso di accertamento di responsabilità del sanitario che operi in una struttura pubblica, questa potrebbe poi attivare l’azione di rivalsa nei suoi confronti, con il rischio di doverla rimborsare nei limiti di massimale previsti dalla Legge Gelli”.  Gli esperti di Consulcesi & Partners sono a disposizione per consulenze gratuite sia attraverso i canali social che attraverso il numero verde 800.122.777.

Leggi anche: Violazione del diritto all’autodeterminazione del paziente terminale

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