La Relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali, presentata il 15 luglio 2024, traccia un quadro chiaro: il settore sanitario è tra i più esposti a rischi di violazione della privacy.
Non solo per la natura delicata dei dati trattati, ma anche per la crescente digitalizzazione, l’interconnessione dei servizi pubblici e privati, e l’adozione massiva di strumenti come Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, telemedicina e intelligenza artificiale.
Tra le letture più puntuali della Relazione, segnaliamo l’analisi pubblicata su Quotidiano Sanità a firma dell’Avv. Nadia Martini, Head of Data Protection, Cybersecurity & Innovation presso Rödl & Partner. Un contributo che merita attenzione per chiarezza, concretezza e capacità di sintesi delle criticità operative.
Nel 2023, il 9% degli incidenti privacy segnalati al Garante ha riguardato il comparto sanitario, con un incremento quadruplo rispetto all’anno precedente. Le vulnerabilità più comuni:
In diversi casi, operatori non coinvolti nella cura hanno consultato cartelle cliniche o referti, in violazione del principio di minimizzazione. Fondamentali:
Il nodo del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0
Il Garante ha richiamato l’attenzione su:
L’utilizzo dell’IA in sanità (diagnosi, prognosi, trattamento) richiede DPIA obbligatoria, supervisione umana e informazione trasparente agli interessati.
Tra le violazioni più frequenti:
L’Avv. Martini sintetizza nella sua analisi anche le principali azioni concrete raccomandate alle strutture sanitarie, pubbliche e private:
Come sottolinea l’Avv. Martini nella chiusura della sua analisi, la protezione dei dati personali non è più un onere burocratico, ma una componente essenziale della qualità delle cure e della fiducia nel sistema sanitario.
In un contesto sempre più interconnesso, il rischio non riguarda solo le grandi strutture. Ogni studio, poliambulatorio, casa di cura o farmacia è coinvolto. E ha l’obbligo di dotarsi degli strumenti giusti.
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