Prosegue in modo netto e coerente la linea giurisprudenziale favorevole ai dipendenti pubblici sul tema delle ferie non godute. Con la sentenza n. 20035/2025 la Cassazione ha ribadito che il diritto all’indennità sostitutiva delle ferie è pienamente tutelato, anche nei casi di cessazione del rapporto per dimissioni volontarie.
Un ulteriore segnale dell’evoluzione normativa e giudiziaria che finalmente riconosce, in modo uniforme, quanto a lungo è stato negato: le ferie maturate e non fruite per ragioni non imputabili al lavoratore devono essere indennizzate economicamente.
Questa sentenza conferma che la monetizzazione delle ferie non è più una concessione, ma un diritto tutelato e garantito. Il datore di lavoro pubblico non può sottrarsi e deve riconoscere l’indennità anche nei casi di dimissioni, licenziamento o pensionamento.
Secondo i dati elaborati da Consulcesi & Partners il 97% delle sentenze emesse nel primo semestre del 2025 ha avuto esito favorevole per i dipendenti pubblici, con oltre 3 milioni di euro già liquidati a titolo di risarcimento. Tra i casi più significativi, spiccano i rimborsi ottenuti da dirigenti medici (fino a 72.000 euro) e funzionari pubblici.
La sentenza n. 20035/2025 si inserisce perfettamente in questo contesto, confermando:
il principio di irrilevanza della cessazione volontaria del rapporto (dimissioni comprese);
il diritto pieno all’indennizzo in caso di ferie non fruite per esigenze di servizio o cause indipendenti dalla volontà del dipendente;
l’obbligo dell’amministrazione di dimostrare di aver messo il dipendente nelle condizioni di fruire delle ferie.
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