Gli attacchi informatici e gli errori nella gestione dei dati sono ormai all’ordine del giorno, e il settore sanitario è tra i più esposti. Un accesso non autorizzato al dossier sanitario elettronico, una e-mail inviata per errore, la pubblicazione online di referti o cartelle cliniche: tutti questi episodi rientrano nella definizione di data breach.
Ma cosa deve fare una struttura sanitaria – pubblica o privata – quando scopre una violazione?
Le tempistiche da rispettare
Il GDPR è chiaro:
- entro 72 ore dall’avvenuta scoperta entro 72 ore dal momento in cui ne viene messo a conoscenza, il titolare del trattamento deve notificare la violazione al Garante per la protezione dei dati personali;
- quando la violazione comporta rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati, occorre anche informare direttamente i pazienti coinvolti.
Ignorare o sottovalutare questi obblighi significa esporsi a sanzioni pesanti.
Gli errori più comuni
Molte strutture, ancora oggi, commettono gli stessi errori:
- non avere una procedura interna chiara per riconoscere e segnalare un data breach;
- sottovalutare violazioni apparentemente minori (ad esempio un referto inviato all’indirizzo sbagliato);
- non documentare le misure correttive adottate.
Questi comportamenti, secondo le relazioni annuali del Garante, sono alla base di gran parte delle sanzioni inflitte al settore sanitario.
Come prevenire e gestire un data breach
Per ridurre i rischi è fondamentale adottare:
- sistemi di autenticazione robusti e tracciamento degli accessi;
- protocolli interni chiari su chi deve fare cosa in caso di violazione;
- formazione continua del personale sanitario e amministrativo;
- valutazioni d’impatto (DPIA) sui trattamenti più delicati.
Ma è soprattutto fondamentale:
Documentare ogni passaggio, per poter dimostrare la conformità in caso di controlli del Garante.
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- predisposizione di protocolli interni;
- supporto nella notifica al Garante e ai pazienti;
- consulenza preventiva per ridurre la possibilità di violazioni.
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