La Corte di Cassazione ha ribadito che i tempi di vestizione e svestizione devono essere retribuiti come orario di lavoro effettivo quando l’uso di divise o dispositivi specifici è imposto dal datore di lavoro.
Si tratta di un chiarimento decisivo per il mondo sanitario, dove indossare abbigliamento professionale o dispositivi di protezione individuale non è una libera scelta, ma un obbligo funzionale alla sicurezza dei pazienti e degli operatori stessi.
Con la recente ordinanza n. 25034/2025, la Suprema Corte ha ampliato la platea dei beneficiari, superando una visione troppo restrittiva.
Il diritto alla retribuzione per il tempo di vestizione:
non dipende dal fatto di lavorare su turni,
non è legato al luogo della prestazione,
ma scatta ogni volta che l’azienda sanitaria impone di indossare determinati indumenti.
Di conseguenza, oltre a medici, infermieri e personale di sala operatoria, la tutela riguarda anche:
operatori tecnici,
autisti del 118,
e in generale tutti i dipendenti vincolati a divise o DPI obbligatori.
La Cassazione ha individuato alcune condizioni essenziali per riconoscere la retribuzione:
Obbligatorietà: l’abbigliamento deve essere imposto da regolamenti aziendali, norme interne o disposizioni di legge.
Vincolo spaziale: il cambio deve avvenire in locali aziendali designati, non a casa o altrove.
Contestualità temporale: la vestizione deve avvenire prima dell’inizio del turno o dopo la fine, e non durante l’orario timbrato.
Finalità funzionale: la divisa deve essere strumentale a esigenze di sicurezza, igiene o identificazione professionale.
La tutela non è automatica: spetta al lavoratore dimostrare che la vestizione avvenga fuori dall’orario ufficiale e in condizioni imposte dal datore.
Sono quindi rilevanti badge, timbrature, regolamenti aziendali o testimonianze.
Restano esclusi:
i casi in cui l’uso della divisa sia facoltativo,
i semplici dress code aziendali,
le situazioni prive di prove documentali sufficienti.
Questa evoluzione giurisprudenziale rappresenta una nuova frontiera nella tutela dei professionisti della sanità:
valorizza il tempo che medici, infermieri e operatori dedicano ogni giorno a garantire condizioni di sicurezza e igiene,
obbliga le aziende sanitarie a riconsiderare turni e organizzazione del lavoro,
apre alla possibilità di rivendicare arretrati, anche per periodi pluriennali.
Il tempo di vestizione non è un dettaglio organizzativo, ma un diritto riconosciuto dalla Cassazione.
Per i professionisti sanitari significa poter ottenere un giusto riconoscimento economico, spesso mai considerato in busta paga. Resta, però, fondamentale compiere tutti i passi nella maniera più precisa possibile con il supporto di esperti legali.