Una delle domande più frequenti che riceviamo riguarda il rimborso delle rette RSA nel caso in cui il familiare sia già deceduto. È una domanda delicata, spesso carica di emozione e senso di ingiustizia. La risposta, però, è chiara: no, non è troppo tardi. Il diritto al rimborso resta valido anche dopo la morte del paziente.
Secondo la giurisprudenza più recente, a partire dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 26943/2024, quando il ricovero in RSA ha natura sanitaria e non meramente assistenziale – come nel caso delle demenze come l’Alzheimer – la retta deve essere interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Il rimborso, dunque, non dipende dalla condizione attuale del paziente, ma dal fatto che il diritto sia stato leso. E come ogni lesione, può essere fatta valere anche post mortem dagli eredi.
Gli eredi legittimi o testamentari del paziente deceduto possono avviare la richiesta. Il rimborso riguarda:
Sì. In linea generale, il diritto al rimborso si prescrive in 10 anni, ma è importante verificare caso per caso quando decorrono questi termini. Per questo è consigliata una valutazione legale preventiva, anche per non perdere il diritto per decadenza.
Se hai affrontato tutto questo senza supporto, tra burocrazia e dolore, non sei solo. Molte famiglie hanno pagato rette elevate senza sapere che lo Stato avrebbe dovuto farsi carico della spesa. Oggi, la giurisprudenza ti dà la possibilità di agire. Anche a distanza di tempo. Anche se tuo padre o tua madre non ci sono più.
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