Una nuova sentenza (n.125/25), questa volta del Tribunale di Grosseto, apre uno spiraglio di giustizia per migliaia di famiglie italiane. Una donna affetta da schizofrenia grave, psicosi cronica e altre patologie invalidanti è stata ricoverata in alcune RSA. Le sue condizioni non lasciavano spazio a dubbi: non autosufficiente, bisognosa di assistenza sanitaria continuativa, era impossibile continuare a garantirne la cura presso il domicilio.
Per anni si erano sostenute integralmente tutte le spese afferenti i vari ricoveri, avendo la Pubblica Amministrazione riconosciuto il rimborso unicamente della quota sanitaria (pari al 50% delle rette pagate), negando ogni sostegno per la restante parte corrispondente alla quota sociale. Ma quelle rette, secondo la legge e l’orientamento sempre più consolidato della giurisprudenza, avrebbero dovuto essere interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Ora il Tribunale ha dato ragione al malato: rimborsati oltre 102.000 euro più interessi e spese legali.
Con sentenza depositata il 25 marzo 2025, il Tribunale di Grosseto – Sezione Lavoro – ha condannato la COeSO, Consorzio di diritto pubblico, al pagamento di oltre 100.000 euro versati nel tempo per le rette di ricovero, riconoscendo che quando l’assistenza è prevalentemente sanitaria, i relativi costi non possono e non debbono ricadere su pazienti e famiglie.
Il caso ha un’importanza particolare anche perché non riguarda una persona con Alzheimer, ma una paziente affetta da psicosi cronica e schizofrenia grave, assistita dalla sorella in qualità di Amministratrice di Sostegno. Quando la situazione clinica è peggiorata, gli organi amministrativi deputati ritenevano opportuno il ricovero in RSA, considerando inidoneo la prosecuzione della gestione al domicilio.
Ma, come stabilisce la normativa (art. 3 septies del D.Lgs. 502/1992 e legge 730/1983), le prestazioni sociosanitarie ad alta integrazione sanitaria sono totalmente a carico del SSN. La sentenza grossetana lo ribadisce con forza e, soprattutto, con chiarezza.
In un sistema che spesso non riesce a garantire posti adeguati nelle RSA, molti cittadini si ritrovano a sostenere costi che in realtà dovrebbero essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale. È in questi casi che far valere i propri diritti diventa non solo legittimo, ma necessario.
Consulcesi & Partners è al fianco dei pazienti e delle loro famiglie con un’azione legale mirata e fondata sulle più recenti pronunce dei Tribunali italiani. L’obiettivo? Ottenere il rimborso integrale delle rette RSA pagate ingiustamente, anche per degenze passate.
Hai avuto un familiare con Alzheimer o altra grave patologia ricoverato in una RSA? Potresti avere diritto a un rimborso importante.
Ecco cosa puoi fare:
✅ Chi può presentare ricorso
Il paziente, i familiari, il tutore legale o gli eredi.
✅ Documenti necessari
Cartella clinica, ricevute di pagamento, eventuale documentazione sanitaria che dimostri la prevalenza delle cure sanitarie.
✅ Come si procede
Grazie al lavoro congiunto dei nostri avvocati e medici-legali, promuoviamo un’azione legale volta a ottenere il riconoscimento della natura sanitaria dell’assistenza. In molti casi, i rimborsi riconosciuti superano i 50.000 euro.
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