La Corte di Appello di Milano ha respinto il ricorso presentato da una RSA, confermando che i costi di degenza di una paziente affetta da grave demenza fronto-temporale devono essere interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. La struttura era stata condannata in primo grado dal Tribunale di Como a rimborsare al marito della paziente le rette versate, ritenendo nullo il contratto di ricovero perché la donna necessitava di prestazioni ad “elevata integrazione sanitaria”, quindi gratuite per legge.
La RSA aveva impugnato la sentenza sostenendo che la normativa regionale prevedesse una compartecipazione del paziente al 50% della spesa e invocando il principio del “condizionamento finanziario”. Tuttavia, la Corte ha richiamato la giurisprudenza consolidata e la normativa statale — in particolare la Legge 833/1978 e il DPCM 14/02/2001 — che stabiliscono che le prestazioni sanitarie con forte componente assistenziale, quando necessarie per patologie gravi, croniche e degenerative, sono interamente coperte dal SSN.
La documentazione medica dimostrava infatti che la paziente necessitava di cure continuative, visite mediche, terapie, nutrizione assistita, prevenzione delle piaghe da decubito e assistenza infermieristica non eseguibili a domicilio. La Corte ha quindi confermato il rigetto del decreto ingiuntivo e la condanna della RSA a rimborsare quasi 20.000 euro al familiare della degente, oltre alle spese legali.
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