Non ti sei opposto all’uso dei tuoi dati da parte di Meta per l’IA? Ecco cosa succede davvero

Negli ultimi mesi, il tema dell’utilizzo dei dati personali per addestrare l’intelligenza artificiale di Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) ha scatenato un acceso dibattito sia tra gli utenti che tra le autorità di controllo. Ma cosa succede davvero se non hai fatto in tempo a opporti entro il termine ultimo che era lo scorso 26 maggio? E, soprattutto, è vero che chi non si è mosso entro la scadenza indicata ha perso ogni possibilità di tutela? La risposta è più complessa di quanto si possa immaginare, soprattutto alla luce delle recenti prese di posizione del Garante Privacy italiano.

Cosa voleva fare Meta

A partire dalla fine di maggio 2025, Meta ha annunciato che avrebbe utilizzato i dati personali degli utenti maggiorenni (post, commenti, foto, didascalie e informazioni generate tramite i suoi servizi di IA) per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale, come il chatbot Meta AI e i modelli linguistici Llama. Questa decisione riguarda non solo gli utenti attivi, ma anche chi non ha un account Meta, ma i cui dati sono stati condivisi da altri utenti sulle piattaforme.

Il diritto di opposizione: cosa dice la legge

Il Regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR) riconosce a chiunque il diritto di opporsi al trattamento dei propri dati personali per finalità di addestramento dell’IA. Meta ha reso disponibile un modulo online per esercitare questo diritto, sia per gli utenti che per i non utenti. Se l’opposizione viene presentata entro la fine di maggio, tutti i dati già online sono esclusi dall’addestramento dell’IA; se viene esercitata dopo, invece, l’opposizione vale solo per i dati pubblicati in futuro.

Le critiche del Garante Privacy italiano

Il Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato una nota ufficiale, aggiornata anche in base agli sviluppi del 15 maggio, che rappresenta ad oggi la fonte più autorevole e aggiornata sul tema. L’Autorità ha avviato una istruttoria formale nei confronti di Meta, ritenendo poco chiara e incompleta l’informativa fornita agli utenti in merito all’uso dei dati personali per addestrare l’IA.

In particolare, il Garante contesta:

  • La genericità della finalità del trattamento: la spiegazione fornita da Meta (“sviluppo dell’IA”) è troppo vaga e non permette agli utenti di comprendere realmente come verranno utilizzati i propri dati.

  • La mancanza di chiarezza sui dati raccolti e sulle modalità di utilizzo: non è chiaro quali dati esattamente verranno utilizzati e in che modo.

  • La base giuridica invocata da Meta (il legittimo interesse): l’Autorità ritiene che il legittimo interesse del titolare del trattamento non sia sufficiente a giustificare un’operazione così invasiva, soprattutto in assenza di un consenso esplicito.

  • L’assenza di una reale tutela per gli utenti che non esercitano l’opposizione: il Garante evidenzia che la procedura per opporsi è poco conosciuta e di difficile accesso per molti utenti.

Cosa succede a chi non si è opposto in tempo?

Alla luce delle contestazioni del Garante, non è affatto detto che il mancato esercizio del diritto di opposizione entro la data di ieri abbia legittimato automaticamente Meta a utilizzare i dati degli utenti.

Il trattamento dei dati per l’addestramento dell’IA è attualmente sottoposto a verifica e il Garante si è riservato il diritto di intervenire anche con provvedimenti urgenti, a tutela dei diritti degli interessati.

In sintesi:

  • Chi ha già esercitato l’opposizione ha rafforzato la propria tutela e i propri dati non verranno utilizzati per l’addestramento dell’IA.

  • Chi non lo ha fatto non ha necessariamente “perso il treno”: il trattamento è oggetto di contestazione e potrebbe essere vietato o limitato, anche con effetti retroattivi. Inoltre, chi decide di opporsi oggi può comunque proteggere i propri dati pubblicati in futuro.

Privacy, Meta e dati per IA

La vicenda dimostra quanto sia delicato il tema della privacy nell’era dell’intelligenza artificiale. Il caso Meta è solo l’inizio: il diritto di opposizione, riconosciuto dal GDPR, si applica anche ad altri sistemi di IA come OpenAI, DeepSeek e Google. Il Garante Privacy italiano, insieme alle altre autorità europee, sta monitorando attentamente la situazione e non esclude ulteriori interventi per garantire la massima tutela dei dati personali.

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