Molti professionisti sanitari che hanno attraversato anni di precariato si chiedono se quel periodo possa “contare” ai fini della progressione di carriera una volta ottenuto il ruolo stabile. L’ordinanza n. 20076/2025, depositata il 29 agosto 2025 dalla Corte di Cassazione, risponde chiaramente: se le mansioni svolte prima della stabilizzazione sono identiche a quelle svolte dopo, l’anzianità maturata da precario deve essere riconosciuta. Questo pronunciamento rafforza diritti già affermati in casi analoghi, ma con novità importanti.
Il caso: fatti e decisione
- Una ricercatrice, stabilizzata dopo un lungo periodo con contratti a termine, aveva chiesto che tutti i suoi anni di precariato fossero computati ai fini della progressione economica e giuridica di ruolo.
- L’ente, invece, le aveva riconosciuto l’anzianità solo dalla data in cui era diventata lavoratrice a tempo indeterminato, ignorando il servizio pregresso.
- La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribadendo che in materia di pubblico impiego stabilizzato, se le funzioni svolte nel precariato sono identiche a quelle poi svolte con ruolo, l’anzianità maturata nel precariato deve essere riconosciuta, anche se il lavoratore è entrato in ruolo successivamente.
Il fondamento giuridico
I pilastri su cui si basa la decisione includono:
- Principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, previsto dalla Direttiva 1999/70/CE e recepito nel diritto nazionale.
- Normativa del pubblico impiego che stabilisce, in vari contratti collettivi, che l’anzianità maturata con contratti a termine deve essere valutata quando il lavoratore entra in ruolo, se i compiti sono gli stessi.
- Il fatto che il datore di lavoro non possa “saltare” la valutazione dell’anzianità pregressa semplicemente perché non ha attivato precedentemente la valutazione positiva: il diritto sorge comunque se il lavoro svolto è comparabile.
Connessione con precedenti casi
- Già in passato, la giurisprudenza aveva affermato che ricercatori stabilizzati hanno diritto al riconoscimento dell’anzianità dall’inizio del precariato, se le mansioni sono rimaste identiche.
- In casi precedenti (ordinanza n. 7309/2020) la Cassazione ha confermato che il computo del servizio a termine è necessario per la progressione retributiva prevista dal contratto collettivo, quando il lavoratore stabilizzato ha avuto funzioni equivalenti prima e dopo la stabilizzazione.
Rilevanza per il personale sanitario
Questo pronunciamento è particolarmente utile per i professionisti sanitari che si trovano in situazioni analoghe:
- medici, infermieri, tecnici sanitari assumono ruoli stabili dopo anni di contratti a termine o collaborazioni, svolgendo mansioni equivalenti a quelle da tempo indeterminato.
- può beneficiare anche il personale sanitario che ha avuto incarichi sostitutivi, a tempo determinato, assegni professionali o collaborazioni purché le funzioni fossero le medesime.
- all’atto pratico, significa che le progressioni stipendiali, le posizioni economiche, le fasce contrattuali, le classifiche aziendali che dipendono dall’anzianità non possono ignorare gli anni di precariato se soddisfano i requisiti richiesti.
Cosa serve per far valere questo diritto
Ecco cosa un professionista sanitario dovrebbe verificare e predisporre se vuole chiedere il riconoscimento:
- Identità delle mansioni: documentazione che provi che prima e dopo la stabilizzazione svolgevi attività identiche o molto simili. Ordini/contratti, mansioni descritte nei CCNL, modulistica interna.
- Contratti e atti precedenti: copia dei contratti a termine, degli incarichi pre-ruolo, eventuali relazioni di servizio, curriculum interno.
- Contratto collettivo applicato: occorre accertare quale CCNL o regolamento si applichi e se prevede norme specifiche per riconoscimento maturato con contratti a termine.
- Valutazione positiva: anche quando la progressione di carriera richiede una valutazione, l’ente non può sottrarsi al dovere di valutare chi abbia maturato l’anzianità con contratti a termine.
- Prescrizione e termini: verificare i termini entro cui far valere il diritto, anche se la giurisprudenza suggerisce che il riconoscimento dell’anzianità non costituisce uno status soggetto a prescrizione breve quando la richiesta riguarda progressione retributiva.
Perché conviene agire
L’ordinanza n. 20076/2025 della Cassazione conferma che il lavoro precario non è un “tempo perso” per la carriera, se il professionista viene stabilizzato e ha svolto funzioni equivalenti. Per i sanitari, questo riconoscimento può tradursi in:
- migliore inquadramento contrattuale;
- progressione stipendiale;
- diritti economici arretrati;
- maggiore riconoscimento professionale.
Se sei un professionista sanitario stabilizzato dopo anni di contratti a termine e ritieni che il tuo servizio pre-ruolo non sia stato riconosciuto, il team legale di Consulcesi & Partners può aiutarti a valutare il tuo caso, verificare documenti, preparare ricorso e chiedere ciò che ti spetta di diritto.