Le pensioni in Italia aumenteranno nel 2026, ma gli incrementi saranno legati ai dati sull’inflazione e alla rivalutazione annua obbligatoria.
In particolare:
- Dal 1° gennaio 2026 è prevista una rivalutazione delle pensioni lorde di circa l’1,4-1,6% in base ai dati ISTAT sull’aumento dei prezzi al consumo.
- Questo adeguamento ha lo scopo di tutelare il potere d’acquisto degli assegni pensionistici rispetto all’inflazione.
In termini pratici, significa che le pensioni saranno lievemente più alte rispetto al 2025, ma l’aumento non sarà drammatico.
Quanto aumenteranno davvero le pensioni nel 2026?
Gli aumenti variano in base all’importo della pensione:
Pensioni minime e basse
Le pensioni più basse beneficeranno dell’adeguamento pieno. Per esempio:
- Una pensione minima potrebbe aumentare solo di pochi euro netti al mese, magari 7-10 euro in più rispetto al 2025.
- Anche gli incrementi per assegni da 800 euro o 1.000 euro restano modesti (pochi euro netti mensili).
Pensioni medie e alte
Per importi più elevati:
- La rivalutazione non è piena oltre certi scaglioni: si applica al 100% fino a circa 4 volte il minimo, poi al 90% o 75% a seconda degli importi.
- Pertanto, chi riceve assegni più alti potrebbe vedere aumenti proporzionalmente più piccoli rispetto alle pensioni basse.
In parole semplici: gli assegni cresceranno, ma spesso di pochi euro al mese — e in alcuni casi buona parte dell’aumento rischia di essere “assorbita” dalle imposte.
Perché l’aumento sembra così contenuto?
L’adeguamento delle pensioni funziona con il meccanismo della perequazione automatica, che cerca di mantenere il valore reale delle pensioni in linea con l’aumento dei prezzi al consumo.
Tuttavia:
- l’inflazione è più bassa rispetto agli anni recenti;
- la rivalutazione si applica in modo decrescente ai trattamenti più alti;
- l’impatto fiscale può ridurre l’effettiva somma netta in busta paga per i pensionati.
Il risultato è che spesso l’aumento percepito “in tasca” può sembrare modesto rispetto alle aspettative.
Pensioni minime e misure di sostegno aggiuntive
Oltre alla rivalutazione automatica:
Alcune misure di welfare e supporto per i pensionati più vulnerabili potrebbero prevedere incrementi aggiuntivi, bonus o trattamenti sociali dedicati. Ad esempio, è previsto un sostegno per i pensionati con condizioni economiche disagiate, pari a circa €260 annui per le fasce più basse.
A livello locale, in alcune regioni come l’Alto Adige, sono state discusse misure speciali per portare le pensioni minime fino a determinate soglie più dignitose.
Non si tratta però di aumenti “universali”. La maggior parte del sistema resta legata al calcolo della perequazione legale.
Pensioni 2026: cosa cambia oltre agli importi
Non solo aumenti:
Età pensionabile
La Legge di Bilancio 2026 introduce un graduale aumento dell’età pensionabile di circa 3 mesi tra il 2027 e il 2028, in base all’aspettativa di vita.
Questo significa che per andare in pensione dal 2027 in poi serviranno requisiti leggermente più stringenti, ma il cambiamento non scatta nel 2026.
Pensioni 2026: conclusione realistica
Sì, le pensioni aumenteranno nel 2026, ma:
- Gli aumenti saranno moderati, legati soprattutto all’inflazione e alla perequazione automatica.
- Gli incrementi netti spesso saranno di pochi euro al mese.
- La sostenibilità del sistema pensionistico resta un tema cruciale nel dibattito pubblico e potrebbe influenzare le politiche future oltre il 2026.
Il messaggio vero è questo: non aspettarti aumenti “a due cifre” mensili per tutti, anche se il riconoscimento automatico dell’inflazione è una tutela importante. Le pensioni aumentano, ma la sostenibilità e la protezione del potere d’acquisto dei pensionati restano sfide da affrontare nel medio-lungo periodo.
