Sempre più studi medici e professionisti sanitari si trovano oggi in difficoltà con il Fisco e gli enti previdenziali. Basta un controllo, una stagione di incassi più bassi o una ritenuta d’acconto versata in ritardo, e ci si ritrova con cartelle esattoriali aperte, avvisi di addebito INPS, solleciti e notifiche che rendono impossibile lavorare con serenità.
Quando il debito comincia a superare i 150.000 euro, la situazione cambia: si entra in una zona critica in cui il rischio di pignoramenti, perdita del DURC e segnalazioni alla centrale rischi diventa molto concreto. Studi associati, ambulatori privati e medici con partita IVA si trovano spesso a dover gestire debiti complessivi di 250.000, 400.000 euro o anche oltre il mezzo milione, distribuiti tra Agenzia Entrate, INPS e fornitori.
In questi casi, le soluzioni classiche – come la semplice rateizzazione – non bastano. Serve una strategia legale strutturata, basata sugli strumenti del Codice della Crisi d’Impresa. Questi strumenti esistono, funzionano, e hanno già consentito a molti professionisti sanitari di rientrare nella legalità fiscale senza chiudere lo studio o compromettere l’attività.
Il primo strumento è la transazione fiscale, prevista per chi ha debiti con Agenzia delle Entrate e Riscossione. Un esempio concreto? Uno studio radiologico in Lombardia con un debito complessivo di 610.000 euro (di cui 420.000 con il Fisco e 190.000 con fornitori) ha presentato un piano di transazione fiscale, ottenendo un abbattimento del debito di oltre il 65%, con rateizzazione su 72 mesi e prosecuzione dell’attività senza interruzioni. La transazione è stata omologata in meno di 6 mesi.
Per i medici autonomi o gli odontoiatri con partita IVA che si trovano con debiti INPS e fiscali superiori ai 150.000 euro, ma nessuna struttura societaria, è invece possibile accedere al piano del consumatore. In un caso seguito nel Lazio, un medico di base convenzionato ha ottenuto, attraverso questa procedura, una riduzione del 55% del debito e il blocco delle esecuzioni già avviate. Il piano è stato costruito sulla base della reale capacità contributiva, con una rata mensile sostenibile e la possibilità di continuare a ricevere i rimborsi dal SSN.
Per strutture più complesse – come poliambulatori, studi medici associati o centri diagnostici – il concordato minore permette di presentare un piano complessivo ai creditori, incluso INPS e Agenzia Entrate. In Emilia-Romagna, un poliambulatorio con 14 dipendenti e 850.000 euro di debito ha ottenuto, tramite concordato minore, una riduzione del 60% e la prosecuzione dell’attività. Nessuna interruzione nei rapporti con fornitori, mantenimento del personale e rilancio della struttura con un nuovo piano gestionale.
Questi risultati non sono teorici. Sono il frutto di un lavoro concreto, svolto da professionisti esperti in diritto tributario e crisi d’impresa, come il team di CFI – Crisi Fiscale d’Impresa, in partnership con Consulcesi & Partners, da sempre a fianco dei professionisti della sanità con il servizio Soluzione Debito.
Oggi non serve più aspettare l’intimazione di pagamento per agire. Esiste una strategia concreta e legittima per rientrare in carreggiata, anche con debiti importanti. Con la giusta guida, è possibile proteggere lo studio, salvare la reputazione e rientrare nel sistema con un piano approvato dalla legge.
Contatta ora un nostro esperto: grazie alla collaborazione con CFI, potrai ricevere una valutazione professionale della tua situazione fiscale e identificare lo strumento più adatto al tuo caso. Nessun automatismo, nessuna teoria: solo soluzioni concrete, già applicate a realtà come la tua.